Prima di inserire questo commento avevo pensato di inserire un buona pratica che riguardasse un vero problema che è esattamente il contrario di quello espresso qui (e cioè come resistere alle tentazioni alimentari). Il titolo della nuova buona pratica avrebbe dovuto essere “provare la vera sensazione di fame”. Ma poi ci ho ripensato perché sarebbe risultato offensivo nei confronti di chi questa sensazione la prova costantemente tutti i giorni e non per un “esperimento”, ma a causa della miseria in cui si trova. In sostanza: avete mai provato ad astenervi totalmente dal cibo (non per indisposizione) per un periodo superiore alle 24 ore? Bevendo solo acqua? Io si. Per 24 ore si resiste abbastanza bene ed anche per 36, se si riesce a far combaciare le ultime ore con il sonno notturno. Dopo le 36 ore si cominciano ad avvertire delle sensazioni fisiche strane, che non si provano abitualmente, non è vero e proprio dolore ma una sofferenza diversa, anche a livello mentale. Avevo letto da qualche parte che l’astensione totale dal cibo per un periodo superiore alle 24 ore in certi casi è anche consigliata periodicamente per far riposare gli organi dell’apparato digerente che sono in costante attività. Non so se questo possa essere confermato a tutti gli effetti o possa riguardare solo alcuni soggetti. In ogni caso penso che, riuscire a provare quella sensazione di cui vi parlavo sopra, trasportandola a livello mentale su milioni di persone che nello stesso momento (e regolarmente durante la loro esistenza) la stanno provando per reale mancanza di cibo, possa aiutarci a capire meglio cosa significhi trovarsi in questo stato (anche se per noi è diverso da chi la vive abitualmente perché comunque siamo coscienti che stiamo facendo un esperimento e che possiamo accedere al cibo quando lo riteniamo opportuno). E come conseguenza di ciò assumere un atteggiamento diverso quando andiamo a fare la spesa, limitandoci all’essenziale, evitando il superfluo e magari accantonando ciò che supponiamo di aver risparmiato con questo atteggiamento, donandolo a chi necessita veramente perchè sta provando quel dolore che anche noi, attraverso una prova, abbiamo sperimentato.
Anch'io ho letto che il digiuno periodico di 24 ore farebbe molto bene al nostro corpo e anche alla mente. Poi il discorso di effettuarlo fino a provare la sensazione di fame penso sia da fare con moderazione, giusto per capire, ma se già ti poni il problema non hai bisogno di capire, sei già in partenza aperto al dramma della fame di chi non ha nulla (comunque rinunciare per dare a chi è là fuori che aspetta qualcosa è molto generoso). Però questo discorso del cibo è molto interessante. Non so se l'avete pensato anche voi ma io ultimamente sto diventando insofferente (anche) verso la tendenza a spettacolarizzare il cibo e la sua preparazione (vedi l'attenzione ai supercuochi). E quando vado in un ristorante mi dà sempre più fastidio vedere come il cibo sia diventato ormai un "evento": non si va più fuori a pranzo/cena solo per mangiare in compagnia ma c'è la ricerca e l'imporsi di tutto questo apparato di esteriorità tra arredamenti ricercati, nomi dei piatti davvero improbabili, ricerca esagerata di cose "diverse" e originali. Sono poche le "trattorie" di una volta, alla mano, che facciano da mangiare rinnovandosi ma senza velleità "chicchettose" che diano il giusto valore al cibo, che va preparato bene ovviamente, ma senza farlo diventare una divinità (e che ti consegni senza che vengano richiesti gli avanzi che non hai consumato), proprio perché c'è mezzo mondo che vorrebbe anche solo l'insalata che guarnisce i nostri piatti... (per questo personalmente detesto i luoghi di lusso o finto lusso, ristoranti o alberghi che siano, perché il contrasto tra quello che è lì e quello che è fuori è pesantissimo ).
Sono d'accordo su tutto quello che dici e sinceramente devo farti i complimenti per la tua capacità di osservazione e spirito critico sempre molto costruttiva e in grado di proporre delle varianti, rispetto all'argomento trattato, decisamente attinenti e stimolanti. Dell' argomento del cibo che diventa un "evento" mi sembra che se ne era già discusso in qualche altra buona pratica quando si parlava dell'utilizzo moderno della parola "esperienza" per definire un pasto in ristorante (...mentre io ho proposto "l'esperienza" contraria...cioè non mangiare per oltre 24 ore...). Pensa che a me da' fastidio quando su un menù leggo l'articolo davanti al cibo proposto ("Le" tagliatelle alla boscaiola, "La" tagliata di carne al rosmarino, etc...) perchè ho la sensazione che si tenti di rendere aristocratico un cibo che in realtà dovrebbe essere alla portata di tutti.