Avere troppe scelte non ci semplifica la vita, anzi: in foto due pagine sulle Troppe scelte (riferito alla parte di mondo cosiddetta "ricca"), tratto da "L'economia del Buddha" - Claire Brown -2018
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irene70 - disiscritto, 14/07/2015 — Semplificare al massimo (il massimo per ognuno, quindi non per tutti sarà uguale) ogni aspetto della nostra vita pratica e mentale porta notevolissimi benefici e di varia natura:
di natura ecologica (ed è quello che è più attinente alla finalità di Contiamoci): eliminando buona parte dei bisogni indotti saremo portati a comprare e a consumare meno prodotti con la conseguente minore produzione di rifiuti e "cose" da smaltire (oltre che minore "produzione" di impatto ambientale);
di natura economica, per ovvi motivi, anche se all'inizio magari ci vuole un investimento in cose forse più costose, che possano cioè durare di più (ammesso che esistano ancora le cose "che durano di più", nell'era dell'obsolescenza programmata).
di natura organizzativa: meno cose abbiamo da gestire (case, oggetti, vestiti, impegni, telefoni, vacanze forzate, relazioni sociali, ecc.) e meno ci dovremo preoccupare di dare il meglio e sembrare perfetti ai nostri occhi (terribili!) o a quelli degli altri, di fare sempre tutto e tutto in fretta.
di natura psicologica: di conseguenza, meno stress derivato dall'avere troppe cose e situazioni sotto controllo. I pensieri saranno più liberi e meno compressi e una volta che ci si accorgerà di questo difficilmente si tornerà al caos sovraffollato di stimoli.
La semplicità "globale"che deriva dal trovare ciò che per ciascuno è l'essenziale irrinunciabile (e che per ognuno è diverso e quindi non si possono dare suggerimenti), e poco altro in più, penso sia uno degli ingredienti della serenità (ché felicità è parola troppo grossa!). "Semplicizziamoci" tutti! :)
Comincia subito il tuo diario delle buone pratiche green.
Dai il Contami e migliora goccia a goccia le tue abitudini.
Avere troppe scelte non ci semplifica la vita, anzi: in foto due pagine sulle Troppe scelte (riferito alla parte di mondo cosiddetta "ricca"), tratto da "L'economia del Buddha" - Claire Brown -2018
Semplifichiamoci la vita anche provando a respingere quello che non sentiamo realmente funzionale alla nostra 'sopravvivenza' (in senso anche mentale ovviamente) riza.it (ma periodi di 'zombietudine altalenante' penso siano normali per tutti).
In questo articolo greenme.it danno alcuni consigli sensati riguardo a questa pratica, articolati in vari punti (il punto n.4 è secondo me il più difficile!).
Se per te il punto 4 è il più difficile, leggi questo articolo cpiub.com magari trovi un aiuto. Io ho trovato la soluzione nelle piccole cose, stare nel presente, nel qui e ora, l'unico momento che spegne la mente. E la prossima volta che la mente prende il sopravvento e ti rimanda nel passato, te ne accorgerai. Sarai sempre più vigile.
Grazie Granitas! Mi è piaciuto molto questo testo che hai consigliato, anche perché comincia così:"Immagina la tua mente come un mare in tempesta..." e quindi ho pensato subito 'perfetto, vado alla grande allora...!!' :D, no, (quasi) scherzi a parte, è davvero utilissimo quel consiglio del "qui e ora", ci sto riuscendo qualche volta ma devo applicarmi di più, però lo consiglio veramente anch'io a tutti "i mari in tempesta". Ciao, grazie ancora! :)
aggiungerei: non aver paura di sbagliare. rischia di fare la scelta sbagliata su cose abbastanza superflue invece di buttare troppo tempo nella ricerca della soluzione ottimale. lo sbaglio produce esperienza, il tempo si spreca e basta.
Eh sì, hai proprio ragione Bebabi, a volte un "semplice" sbaglio (non su cose vitali, ovviamente) insegna molto di più rispetto a scelte giuste ma troppo ponderate... e poi chissà cos'è veramente "giusto"! (Che poi c'è sempre in noi una componente profonda e istintiva che subito ci dice cosa fare, ma il più delle volte non le diamo ascolto... ma per la categoria "sbagli" si potrebbe aprire un blog a parte!).
Oggi ho letto di sfuggita questa frase: «Non temere gli errori. Non ce ne sono. Non esistono note sbagliate» del grande jazzista Miles Davis (e se lo dice lui!), poi sono andata a rileggerla, e a rileggerla ancora: è decisamente consolante!
Eh si, ma se ascolti gli album di Miles Davis soprattutto quelli del periodo elettrico che hanno rivoluzionato il jazz, di cui Bitches Brew e' la massima espressione, ti renderai conto della complessita' della sua musica/arte, dove il 90% era improvvisazione, e anche l'errore aveva un senso perche' faceva parte del tutto. A volte capitava che se uno del gruppo prendeva una strada sbagliata, gli altri lo seguissero per asseccondarlo e quindi l'errore non era piu' tale ma l'inizio di un nuovo percorso musicale del brano (...ed anche le droghe in questo senso aiutavano...). Vallo a spiegare al tuo capo, quando ti riprende perche' hai sbagliato, che invece va tutto bene perche' tu ascolti Miles Davis...sono tutte ottimi suggerimenti ma bisognerebbe vivere in un mondo diverso dal nostro per apprezzarli e metterli in pratica veramente...purtroppo! Per capire quella musica ci vuole un orecchio abituato ad un certo genere musicale e che si sviuluppa solo con tanto (ma tanto) allenamento. Ciao! C
eh, ma sai sono un po' scemetta io, vivo sulle nuvole... ma cercherò di stare più zitta in futuro, (ma lì nella Mancha, solo mulini da abbattere?).
Ah ah ah. No per fortuna...avrei anche una trentina di album di Miles Davis da ascoltare...proprio adesso ne ho messo su uno in macchina, del 1955, il primo album del Miles Davis Quintet...musica che aiuta ad abbattere i mulini!!!
No ma seriamente D., accetta anche il valore di una metafora (vera o presunta)perché altrimenti sempre e solo il puro senso letterale dà concretezza sì, ma a lungo andare taglia le ali. E in questo, di mondo, dobbiamo sopravvivere. (E poi anche i capi sbagliano, prima o poi!).
Ma si certo è che Miles Davis non è Toto Cutugno capisci? Hai tirato in ballo uno che già musicalmente è difficile da capire per cui la mia riflessione è venuta così spontanea. Magari tutti ascoltassero/capissero Miles...e poi io sono il primo a dire di cominciare a vedere le cose sotto un'altra ottica. Ciao!
Appena finito di ascoltare "Gli Oggetti" prosa di Giorgio Gaber tratta da "Polli di Allevamento" (1978).