Essere amministratori, non proprietari


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evergreen evergreen, 11/04/2015 — Io ho imparato a pensare: "non è roba mia". Perciò rispetto tutto , e tutti. Mi impegno anzi a curare le cose e le persone che mi sono state affidate. Sì, affidate. Perciò non sono mie.

Impariamo a pensare " non è roba mia". Perché chi si crede proprietario, padrone, si sente il diritto di farne tutto ciò che vuole, tanto è roba sua. Se invece impariamo a ragionare da " amministratori" di qualcosa e/o di qualcuno, impareremo a rispettare e a rispettarci a vicenda.

Io non mi sento "padrone", ma "amministratore" di tutto ciò che esiste e che dunque mi è stato AFFIDATO. Impariamo a prenderci cura gli uni degli altri, e tutti rispettiamo almeno ciò che non è nostro (cioè TUTTO):

perché nulla ci appartiene, tutto ci è stato donato, tutto è stato messo nelle nostre mani, tutto dobbiamo rendere , di tutto dobbiamo rendere conto. Anche della vita che ci è stata affidata. Sì, perché nessuno può dire "la vita è mia e ne faccio quello che voglio", anche perché poi la deve restituire. Con gli interessi.

Perciò: siamo amministratori , NON padroni.

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vienna
vienna

..stupenda maniera di pensare e di comportarsi, condivido e cito queste parole che si allineano: ''abbiamo ricevuto questa terra in prestito dai nostri antenati (nonni, genitori,..) e la dovremo restituire ai nostri figli e nipoti, possibilmente in condizioni migliori''