Dal libro Manuale del perfetto cercatore d’alberi, di Tiziano Fratus (2013):
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don_chisciotte, 29/11/2014 — Ho preso spunto da questa immagine, tratta da un test per misurare la nostra conoscenza dei loghi (...e relativa dipendenza) rispetto alla conoscenza della Natura, per inserire questa buona pratica.
E' evidente che, mentre siamo molto bravi a riconoscere i loghi dei prodotti commerciali, non lo siamo altrettanto nel riconoscere "i prodotti della natura" che ci circondano. Cosi, per esempio, mentre identifichiamo subito, osservandone il logo, che l'auto che ci sta di fronte e' una Mercedes o Volkswagen o Renault etc nella maggior parte dei casi non sapremmo riconoscere, osservandone le foglie, il nome dell'albero o della pianta a cui appartengono. Questa buona pratica e' un'altra delle tante già presenti su contiamoci che può servire a far lavorare il cervello nella direzione (più) giusta.
La buona pratica ovviamente e' quella di dedicarsi maggiormente alla conoscenza di alberi e piante, riconoscendoli più facilmente anche osservandone le foglie ed allo stesso tempo disinteressarsi dei loghi che contraddistinguono i prodotti commerciali, riportando così quel giusto equilibrio nella nostra mente, che abbiamo decisamente perduto.
Comincia subito il tuo diario delle buone pratiche green.
Dai il Contami e migliora goccia a goccia le tue abitudini.
Dal libro Manuale del perfetto cercatore d’alberi, di Tiziano Fratus (2013):
Riporto questo passaggio tratto dal libro "Il Tao della Liberazione" (Leonardo Boff / Mark Hathaway) che conferma il contenuto di questa Buona Pratica dando informazioni più specifiche. FRAMMENTARE E MONOPOLIZZARE LA CONOSCENZA Paradossalmente, uno dei metodi per frammentare e distruggere la conoscenza è la moltiplicazione delle informazioni, molte delle quali hanno un valore effettivo molto marginale. Un caso tipico è quello della pubblicità. Prima ancora di arrivare sui banchi di scuola, un bambino dell'America del Nord ha già visto in media tremila spot, mentre i ragazzi passano più tempo a guardare la televisione che in classe. Questo lavaggio del cervello prolungato e persistente, che comincia fin dalla tenera età, non può non restringere la nostra prospettiva e indottrinarci in modo tale da considerare normale l'attuale dis-ordine globale. E' incredibile, ad esempio, che un abitante degli Stati Uniti sia in grado di riconoscere oltre un migliaio di loghi aziendali ma non altrettante specie di animali o vegetali del suo territorio. La monocultura dominante ci riempie di informazioni "vuote", ma ci impedisce di acquisire un sapere autentico.
Chiedo la collaborazione di tutti voi per segnalare in questa Buona Pratica delle canzoni con tematiche inerenti all'ambiente e alla Natura in generale, in tutte le sue manifestazioni. Chissà che non si possa realizzare un compilation di Contiamoci che Sistrall e Granitas potrebbero utilizzare come sottofondo durante gli eventi che organizzano. Preferibilmente segnaliamo canzoni con il testo in italiano per maggiore facilità di comprensione del testo.
Eccovi un'altra bella canzone con tematiche a noi molto care: Se tu sei vento di Angelo Branduardi 1979 youtube.com
Se tu sei cielo
è a te che tornerò
e sul tuo seno
le ali piegherò...
Per il mio sonno sei notte
e sole al mattino
e tiepida pioggia
sulla terra che ho.
Se tu sei vento
vento di mare...
prima tempesta
e poi riparo.
Il tuo passo leggero
mi segue sulla via,
sei tu che cammini
sulla terra che ho.
Se tu sei tempo
con me tu passerai,
bella stagione,
profumo mi darai...
e vendemmia per noi
L'autunno che verrà,
poi le foglie cadranno
sulla terra che ho.
Ma tu sei cielo
e a te io tornerò
e del tuo seno
il nido mi farò...
sei la strada accogliente
che il mio passo sa già
e sei vento, sei tempo,
sei la terra che ho.
È una bella idea. Mi viene in mente questa canzone di Bertoli che riguarda proprio la natura (rovinata...) "Eppure il vento soffia ancora" youtube.com (trascrivo solo una parte) [...] così copriranno di fango persino i pianeti vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli i crimini contro la vita li chiamano errori
Eppure il vento soffia ancora spruzza l'acqua alle navi sulla prora e sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie
eppure sfiora le campagne accarezza sui fianchi le montagne e scompiglia le donne fra i capelli corre a gara in volo con gli uccelli
Eppure il vento soffia ancora! (P. Bertoli)
Grande Irene! Mi hai letto nel pensiero. Infatti se non la inserivi tu l'avrei segnalata io oggi stesso questa canzone di Pierangelo Bertoli. Hai visto che ho inserito la Buona Pratica ad hoc per la Compilation di Contiamoci. Vai ad inserirla anche li' ma mi raccomando metti tutto il testo per cortesia, grazie!
Per "ravvivare" nuovamente questa Buona Pratica vi consiglio l'ascolto del brano Ballata per Quattro Stagioni di Ivan Graziani tratta dall'album omonimo del 1976. Il testo, che racconta una breve storia d'amore, è una vera e propria poesia e aiuta a riscoprire certi aspetti di ciò che accade attorno a noi e di cui non ci curiamo più. Tutto l'album è bellissimo. Ivan Graziani è stato un cantautore e poeta (oltre che gran chitarrista) a mio avviso troppo sottovalutato ma non e mai troppo tardi per riscoprirlo, come ho fatto io. Eccovi il testo di Ballata per Quattro Stagioni ma è certamente più emozionante ascoltare la canzone che potete trovare qui youtube.com
Primavera che sbocci fra i fiori e i colori ed annulli nei raggi di un sole insicuro l'umidore muschioso attaccato a quel muro e le bocche gelate dei portoni di ferro. E cantando nel vento, più tiepida rendi la pioggia d'aprile che accende di verde le persiane e i cortili rende simili a laghi a specchi di latta fra barattoli e stracci. E l'amore tu porti innocente e distratto come un magico frutto. Ballata, ballata per quattro stagioni ormai morte da tempo. E avanti all'estate che ti prende alle spalle e non dà tempo per dire "Accidenti che caldo!" che già ti rigiri nel tuo letto bollente fra le lenzuola bagnate dai tuoi mille pensieri. E ben venga l'estate, col sole che picchia a martello negli occhi e fa un cielo più basso di un deserto di pietre dove ronzano mosche in tondo senza alcuna ragione. E nascosti nell'erba mi hai dato l'amore e il tuo primo dolore. Ballata, ballata per quattro stagioni ormai morte da tempo. E avanti all'autunno, così tenero e sfatto come un volto di donna che ha dato ormai tutto senza chiedere nulla, soltanto il bisogno di esistere ancora nei sogni di un uomo. Ormai il nostro amore è come un bimbo malato che non ha più respiro, non può esser guarito singhiozza nel vento di un grigio novembre che affonda pian piano in paludi di nebbia. E un ricordo soltanto anche se breve i tuoi seni bianchi come la neve. Ballata, ballata per quattro stagioni ormai morte da tempo. E avanti all'inverno con le mandorle e i frutti mangiati nell'ombra di una stanza proibita fra l'odore dolciastro dei fichi seccati e le paste di crema ormai tutte assaggiate. Mentre di là nella sala si gioca alle carte coi volti infuocati ed i nasi paonazzi e le bocche allargate a masticare canditi e gli occhi annacquati dal vino bevuto. Ed io ucciso di noia sto' a contare le ore pensa un po' che Natale. Ballata, ballata per quattro stagioni ormai morte da tempo.
Per "ravvivare" questa Buona Pratica, ho pensato di inserire qui questo commento ricopiato da una lettera del capo indiano Seattle della tribu' dei Suwamish al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce nel 1854. Mi sembra significativo, leggerla anche 161 anni dopo, perche' e' ancora cosi' attuale...pero' mi domando anche cosa scriverebbe oggi questo capo indiano.
La vista delle vostre citta' fa male agli occhi dell'uomo rosso. Non esiste un luogo tranquillo nelle citta' dell'uomo bianco. Non esiste un luogo per udire le gemme schiudersi in primavera o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Sembra che solo il rumore offenda le orecchie. E che gusto c'e' a vivere se l'uomo non puo' ascoltare il grido solitario del caprimulgo o il chiaccherio delle rane di notte attorno ad uno stagno? L'indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia al di sopra dello specchio di uno stagno, e l'odore del vento stesso, reso terso dalla pioggia meridiana o profumato di pino. L'aria e' preziosa per l'uomo rosso, giacche' tutte le cose respirano la stessa aria. L'uomo bianco non sembra far caso all'aria che respira. Come un uomo per piu' giorni in agonia, egli e' insensibile al fetore. Contaminate il vostro letto e una notte vi troverete soffocati dai vostri rifiuti. Dove e' finito il bosco? E' scomparso. Dove e' finita l'aquila? E' scomparsa. E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza.
Oltre che attuale e' veramente molto bella.
Si, questa lettera l'ho trovata nel libro di Pallante "La decrescita felice". Anche del nuovo libro di Devis Bonnani che ci hai segnalato "Il Buon Selvaggio" ho letto dei passaggi e mi sembra interessante (e va bene rinominarlo su questa Buona Pratica di riscoperta della Natura). Quel ragazzo sa il fatto suo, e' molto preparato...sempre che quello che scrive sia tutta farina del suo sacco! Ciao.
A proposito di conoscere la Natura, rispettarla ma soprattutto amarla in tutto e per tutto. Ieri sera ho visto dopo un po' di tempo un caro amico che conosco da quando ero bambino. Lui ama la montagna e lo scorso gennaio, durante un'arrampicata e' stato travolto, assieme a tre amici da una valanga. Di questa cosa io non sapevo nulla. Mi ha raccontato che e' stato trascinato a valle, sotto la neve, per 400 metri e si e' fermato a soli 20 metri da un dirupo, riuscendo poi ad uscirne fuori da solo. Si sono salvati tutti e tre e solo uno si e' rotto un legamento. Ha avuto tanta paura, ma nonostante questo lui continua ad andare in montagna a fare quello che gli piace. "E' la mia vita, la mia passione" mi ha detto, anche se poteva essere il motivo della sua morte. Considerando che non e' un pazzo incoscente (tra l'atro professore di materie biologiche e padre di famiglia) sono rimasto colpito positivamente da questo suo attaccamento alla Natura, nonostante la stessa si sia rivoltata paurosamente contro di lui.
Il social network Contiamoci mi piace particolarmente (si sara' capito...). Premetto che non sono iscritto a nessun altro social network (non ne avrei neanche il tempo e soprattutto la voglia), facebook compreso, e sono capitato su Contiamoci casualmente cercando informazioni su qualche argomento ecologico. Mi piace Contiamoci perche', una volta entrati nel meccanismo, si riscontrano quasi quotidianamente dei fatti inerenti agli argomenti trattati o che originano l'idea di Buone Pratiche nuove o di commenti a supporto della veridicita' delle stesse. Cose di cui putroppo oggi ancora non si puo' parlare con tutti con la speranza di essere ascoltati. Per questo motivo faccio i complimenti a Granitas e Sistrall per questa idea in un certo senso pionieristica e approffitto per fare loro un augurio personale (non solo natalizio) affinche' si possa sviluppare sempre di piu'.
Ora, a chi puo' interessare, racconto questo aneddoto odierno che automaticamente ho collegato a questa Buona Pratica. Mi sono trovato nell'ascensore con la mia vicina, una giovane signora. Era la prima volta che accadeva perche' lei e' venuta ad abitare da poco tempo nel palazzo ed anche perche' io l'ascensore non lo uso quasi mai. Quindi, per rompere subito l'imbarazzo, ho cominciato a commentare una cartina geografica che aveva disegnata sulla borsa, cercando di capire, non essendoci indicazioni specifiche, quale era il paese rappresentato. Mentre io ero impegnato a "studiare" commentando ad alta voce per coinvolgerla, lei mi chiede:" Non la conosci? E' una borsa di xxxxxx (nominandomi la marca della borsa, prestigiosa secondo lei, mai che io nemmeno conoscevo e ne tantomeno ricordo adesso). Io le rispondo:"no, mi spiace ma io non mi intendo molto di marche di abbigliamento, pero' nel frattempo ho capito di che paese si tratta" (era il Canada). Ma ho notato che lei era molto piu' colpita dal fatto che io non conoscessi la marca della sua borsa rispetto al fatto che avessi individuato il paese dai suoi contorni geografici. Ed infatti mi ha ripetuto "ma come, non hai mai sentito nominare questo stilista? Davvero?". In un certo senso mi sono sentito vincitore, in relazione a questa Buona Pratica, perche' ho riconosciuto qualcosa relativo alla Natura (cioe' alla conoscenza del nostro pianeta) invece del logo del prodotto, disinteressandomene totalmente (prova ne e' che non mi ricordo assolutamente il nome della marca quella borsa). Quindi in questo caso la Natura ha vinto sul logo...1 a 0!
Per "imparare" qualcosa anche in momenti diversi dall'osservazione o dallo studio diretto e finalizzato, avevo letto (ed effettivamente l'ho utilizzato per aiutare mia figlia a memorizzare alcune poesie) di sfruttare proprio la logica della pubblicità, cioè farci trovare spessissimo davanti agli occhi una data immagine. Per memorizzare queste poesie, in pratica, suggerivano di fotocopiare e poi tagliare il testo in varie parti e attaccare ogni parte nelle zone della casa molto "frequentate" per sbatterci con gli occhi più volte al giorno. Dico questo perché potrebbe essere sfruttato anche per "ricordare" le varie foglie degli alberi (oltre la necessaria conoscenza diretta in natura, ovviamente!): io ci ho provato molte volte e mettermele in testa ma (e senz'altro io sarò anche poco dotata di memoria o concentrazione ), a parte i fondamentali, gli altri li confondo regolarmente mentre effettivamente riconosco parecchi marchi pubblicitari, (benché io me ne sia sempre assolutamente disinteressata). Insomma suggerisco di fare dei "micro-cartelli pubblicitari" da "seminare" in casa, come strategia parallela alo studio per imparare qualcosa che proprio non ci vuole entrare in testa. (Per quelle poesie è stato d'aiuto, ma non ho provato ancora per altro...)
Ciao Irene, il tuo suggerimento e' interessante e ti ringrazio e mi viene da perfezionarlo per renderlo un po' meno "coercitivo" e piu'...naturale. Essendo la mia buona pratica relativa a piante ed alberi della zona in cui viviamo o di zone che visitiamo personalmente (non l'ho scritto ma va da se' che e' cosi perche' non posso imparare a riconoscere tutte le specie vegetali della terra) si potrebbe raccogliere una di queste foglie per attaccarla (al posto della sua immagine) nel "micro-cartello pubblicitario" che dici tu, con indicato il nome dell'albero o della pianta a cui appartiene...mi sa che queste cose si facevano alle elementari. Come del resto elementari sono queste conoscenze che abbiamo perduto.
...sì, certo, io intendevo proprio usare le foglie vere (sono come sempre poco chiara!), e sì, l'effetto sarà un po' aula di elementari, bellissimo quindi! :)
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