Queste riparazioni artistiche corriere.it un po' mi ricordano questa pratica, (o no?).
spiritualità giappone riciclo creativo rifiuti riparare tradizione
yliharma, 23/10/2014 — La cultura giapponese è piena di cerimonie per celebrare la quotidianità, non smette mai di stupirmi la loro attenzione per le piccole cose che nasconde sempre un intento più profondo, una filosofia da vivere. Vi voglio parlare in particolare di due aspetti legati agli oggetti rotti, inutilizzabili, che troppo spesso gettiamo via senza neanche pensare. L'8 febbraio in Giappone è la festa dell'addio agli aghi da cucito: in quel giorno gli aghi da buttare vengono portati al tempio e vengono ringraziati per il loro lavoro, per quanto ci sono stati utili. Le persone "perdono tempo" ad onorare un oggetto rotto...sembra incredibile per noi vero? Potete leggere i dettagli in questo blog lauraimaimessina.com.
Un'altra antica tradizione che mi ha colpito moltissimo è il kintsugi it.wikipedia.org, ovvero la tecnica che prevede l'utilizzo di oro o argento per riparare vasellame in ceramica rotto: invece di buttare la tazza che si è spaccata in più parti, in Giappone la riparano con materiale prezioso, rendendola unica e speciale, non più un rifiuto, uno scarto, ma un pezzo da collezione. Riflettendo su queste tradizioni vorrei che anche noi provassimo a non liberarci degli oggetti in modo inconsapevole, vorrei che provassimo a riparare e riutilizzare quello che ancora può essere usato e vorrei che provassimo a fermarci qualche secondo prima di buttare quello che non è più utilizzabile, ringraziandolo per il lavoro svolto. Un modo per "restituire", almeno simbolicamente, l'energia impiegata per crearlo .
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Queste riparazioni artistiche corriere.it un po' mi ricordano questa pratica, (o no?).
Mi hai fatto venire in mente un tema che aveva fatto mio figlio alle scuole elementari quando la maestra aveva chiesto di parlare dei nonni. Lui scrisse, a proposito della nonna, :"Mia nonna piu' che comprare aggiusta". Avevamo molto riso di questa frase che pero' autenticamente faceva capire come la nonna non sprecasse veramente niente! Anch'io tendo a farlo ma purtroppo vedo scarsissima sensibilita' su questi temi da parte dei miei colleghi di lavoro che fanno fatica a separare la semplice carta dal resto. Serve ancora un lavoro di grossa sensibilizzazione.
E' bellissima! Io mi sono commossa, lacrimucce proprio. Un po' perchè ho pensato alla mia nonna che riparava tanto tanto, un po' perchè ogni tanto provo a riparare oggetti rotti e non vengo presa sul serio ;)
Aggiungo anche "onorare gli oggetti usati....ma molto usati, ma ancora funzionanti". Cioè spesso si viene derisi scherzosamente (ma con un fondo di verità) perchè un certo oggetto che stiamo usando è vecchio, usurato, anche se ancora svolge bene la sua funzione. E siamo cosi invitati a cambiarlo, ad "aggiornarci". Ecco, io sono orgoglioso dei miei oggetti straconsumati. Non è dipendenza, nel senso che non voglio separarmene, ma semplicemente non vedo perchè se un oggetto è ancora funzionante dovrei buttarlo solo perchè è considerato vecchio o fuori moda. Mi è anche capitato, dovendo acquistare o dare un valore personale a due prodotti identici di cui uno nuovo e l'altro usato, di apprezzare maggiormente l'usato per quel sapore di vissuto che riusciva a trasmettermi.
Anche a me piacciono gli oggetti vissuti, ci sono delle cose da cui non mi separerei mai come la caffettiera di quando ero all'università o il marsupio che viaggia con me da 20 anni ^_^
giustissimo aggiungo anche che gli oggetti di una volta erano fatti per durare, quelli di adesso invece per rompersi, quindi spesso un oggetto vecchio e usurato funziona meglio o ha più qualità di uno nuovo di zecca.
questo commento mi fa pensare alla buona pratica sull'obsolescenza programmata
Grazie Yliharma, è la seconda volta in pochi giorni che sento parlare di questa tecnica e ora grazie a te so anche come si chiama! La pratica che suggerisci è giustissima, inoltre ci fa riflettere sulla bellezza dell'imperfezione anche per le persone, sull'accettarci anche con tutti i nostri lati un po' "disastrati", dentro e fuori!
Questo kintsugi può essere uno spunto da seguire anche con le persone: se una persona ci ha deluso non "liberiamocene" in modo categorico, diamole una seconda possibilità provando a "riparare", a volte certi vasi cascano per gli errori non solo di una persona (potremmo chiamarla "cura" dei sentimenti perché "aggiustare" in questo caso suona brutto...).
Con le persone è taaaaaaanto difficile...bisognerebbe forse farsi meno illusioni e meno "film" mentali!
Bellissimi ^_^