Non partecipiamo a una pratica crudele: il "mulesing"


Mulesing sulle pecore

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frabarenghi frabarenghi, 14/10/2014 — Questa bp non contiene tutte le indicazioni esatte, ma vuole cominciare a informare e accogliere contributi sul mulesing, crudeltà sulle pecore inaudita ed evitabile, cui contribuiamo comprando la lana che ne deriva, essendo noi animati dalle migliori intenzioni ma ignari di quanto si verifica a loro danno.

Sembra che le pecore merino abbiano la pelle della regione anale e perianale particolarmente soggetta a sporcizia e infestazione da larve di mosche, a causa della particolare conformazione a pieghe. Il geniale signor Mules ha pensato bene che _ scorticando _ l'animale in quella zona gli inconvenienti siano risolti; cure, prevenzione e medicazioni sono antieconomici, piuttosto qualche perdita. Questa pratica è ampiamente diffusa in Australia e Nuova Zelanda. Date le proteste e i boicottaggi di qualcuno molto più influente di noi PER ORA (case d'abbigliamento) c'è chi si sta muovendo per soluzioni alternative, come delle mollette di plastica o la selezione di pecore che non abbiano queste pieghe.

Cosa possiamo fare noi: informarci: la rete è prodiga di informazioni a portata di mouse Boicottare: impariamo la dicitura "MULESING FREE" e teniamola bene a mente, perché sarà il nostro faro nella notte, sia nell'acquisto di materia prima per lavori manuali - lavorare a maglia - che nell'acquisto del nostro abbigliamento, dato che intere case di produzione si stanno adeguando. Il km0 ("chilometro zero") e il commercio equo e solidale sono un buon canale, oltre che per lo sviluppo e la difesa ecologica, anche per la scelta mulesing free (cito anche qui a proposito del primo caso The Wool Box e per il secondo, o almeno così mi risulta dalla vendita su altri siti, Manos del Uruguay.

Che da oggi la nostra tenerezza sia anche coerente :-)

Foto tratta da: Visual Hunt

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gretagolia_granitas
gretagolia_granitas

Ho trovato purtroppo un articolo simile ma stavolta sugli allevamenti di capre per lana d'angora mohair. greenme.it. Sono immagini drammatiche quelle pubblicate da PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) che in un’investigazione sotto copertura mostrano gli orrori di 12 allevamenti in Sud Africa dove le capre d’angora vengono sfruttate per la produzione di maglioni, cappotti, sciarpe in mohair, una fibra molto gettonata per via della sua lucentezza. Qui c'è la petizione sul sito Peta. investigations.peta.org.

Un'altra cosa che si può fare è preferire l'acquisto di capi usati, o da mercato faitrade, da filiera controllata e biologica. La cosa migliore che puoi fare è rifiutare di comprare il mohair! È facile controllare l'etichetta mentre acquisti. Se include la parola "mohair", lascialo sullo scaffale.

mluisa360
mluisa360

Purtroppo so di questa pratica e quando possibile evito abbigliamento in lana, non solo merinos. L'uomo si crede padrone del mondo ma e solo il suo carnefice.. :-(

gabriella2015
gabriella2015

Non conoscevo questa pratica, è importante informare. Vorrei però sottolineare che le alternative, ad esempio le scarpe in materiali diversi dal cuoio, sono sempre molto più costose. Un paio di scarpe "vegane" può costare 2-3 volte e anche di più di un paio di scarpe analoghe in pelle. Non è quindi alla portata di tutti, anche volendo. Ritengo che si debba agire sulla riduzione dei costi, oltre che sull'informazione e la conoscenza delle sofferenze provocate, altrimenti temo che queste buone pratiche resteranno confinate a poche persone.

gretagolia_granitas
gretagolia_granitas

E' vero che le scarpe vegane o comunque da filiera etica sono molto più costose. Il problema però è che le scarpe che compriamo normalmente sono troppo poco costose. Mi spiego: i costi sono bassi perché c'è sfruttamento di risorse e di lavoro minorile. La manifattura nei paesi asiatici costa meno, e i prodotti venduti sui nostri mercati costano meno, perché vengono prodotti dove non ci sono tutele lavorative o sanitarie. Quindi un paio di scarpe vegane fatte in Italia o in Europa costano "il giusto" perché devono rispettare regole sanitarie, di assicurazione, salario dei lavoratori ecc. La riduzione dell'acquisto di certo aiuterebbe. Comprare meno e meglio. Un paio di scarpe etiche e non tre a costi ridotti ma solo in apparenza.

antonellacostanzo
antonellacostanzo

Grazie anche da parte mia!

Lucy_eco_punk
Lucy_eco_punk

Grazie per l'info, è una pratica che non conoscevo. Boicotteremo!

fturco - disiscritto
fturco - disiscritto

La cosa migliore è evitare del tutto la lana a prescindere, perché le pecore vengono sfruttate comunque (posizione vegana).

frabarenghi
frabarenghi

Eh... guarda... ci ho provato a essere vegana ma la forza non è stata con me; mi sono resa conto che in realtà non sono nulla: in base a come sto cambio stile. Però ho imparato 2 cose: a rispettare le abitudini e le posizioni di tutti e che chi legge "Eating Animals" diventa vegetariano all'istante e per sempre (lo so perché mi è successo a 2 fratelli su 2); io lo sono già abbastanza, ma lo leggerò lo stesso... appena mi romperò di fare la maglia. Questo era per chiarirti che quanto segue non c'entra con le prese di posizione, che non ho, e, anzi, ti premetto che sono anche piuttosto ignorante sulla cosa. A me risulta che nelle nostre vallate si stia cercando di recuperare la lana che comunque viene tagliata nell'allevamento, e che altrimenti verrebbe sotterrata o bruciata. Quindi usare la lana o il cuoio, dal momento che il tuo vicino di casa si sta già mangiando il pecorino e le bistecche bovine degli stessi animali, per me tanto vale. Come sono contraria a bruciare le pellicce, vanificando definitivamente il sacrificio raccapricciante; magari non le metto perché le associo alla tortura, ma non le sprecherei. Naturalmente (in tutti i sensi) tu mi dirai che non dovevamo proprio allevarli, quegli animali; la pecora selvatica in italia non esiste (ft. Treccani) fatta eccezione per il muflone. Il bovino selvatico qui non ce l'immaginiamo nemmeno più. Ho cercato di condurre un mio ragionamento personale che non so dove vada a finire; quello che mi immagino è che se avessi il potere di fare la vera rivoluzione vegana nel nostro paese dovrei rinunciare a una grossa fetta della tradizione e della cultura nonché del paesaggio. Meno male che non ho sangue sardo!

fturco - disiscritto
fturco - disiscritto

Rispetto la tua posizione però, personalmente parlando, poco mi importa di tradizioni e usanze varie. Certe cose vanno ancora bene, altre... decisamente no!

frency1972
frency1972

avrei una domanda da "non vegana" che proprio non riesco a capire, in un modo o nell'altro, dato che l'essere umano non è provisto di pelliccia o piumaggio per ripararsi dal freddo e , in un modo o nell'altro dobbiamo pur coprirci, che io sappia l'unica alternativa alla lana sono le fibre sintetiche, come il pile o nylon ecc ecc....tutte cose che derivano dalla plastica, quindi dal petrolio e quindi per essere prodotte hanno causato una notevole quantità di inquinamento, oltre a non essere proprio salutare per la persona, quindi per come la vedo io, si tratta di dover scegliere tra una fibra naturale, anche se ricavata da un animale(che danneggia un animale), o una fibra sintetica, ricavata dal petrolio (che daneggia tutti) Certo ci sono anche le fibre tessili vegetali, come il cotone(che però danneggia fortemente l'ambiente)la viscosa e la canapa che però, che io sappia, sono più adatte a un clima estivo più che invernale. La mia domanda è: voi vegani cosa usate al posto della lana?Perchè se esiste un materiale naturale con le stesse caratteristiche della lana,io non ne sono a conoscenza e sarei ben felice di poterlo conoscere. Per il resto sono d'accordo con quanto scritto nella bp di boicottare pratiche particolarmente cruente come questa(di cui ringrazio perchè non ne ero a conoscenza)e condivido il pensiero di frabareghi sullo spreco di qualcosa che ormai c'è già.

fturco - disiscritto
fturco - disiscritto

A dire il vero non ho ancora affrontato seriamente l'argomento relativo all'abbigliamento da quando sono diventato vegano (poco meno di un anno fa). Per ora infatti sto ancora utilizzando vecchi abiti e non ho avuto l'esigenza di comprarne degli altri. Penso però che le risposte ai miei dubbi e alle domande come la tua siano riportate sull'opuscolo Vestire vegan di AgireOra Edizioni (agireoraedizioni.org). Devo ancora leggerlo per bene, ma penso di aver individuato il punto in cui parla di alternative cruelty free alla lana: "Sono numerose e di origine sia natu- rale che sintetica le alternative cruelty free alla lana, usate per realizzare cappotti, maglioni, gonne, pantaloni, cappelli, sciarpe, guanti, calzini e anche coperte e imbottiture, caldi come la lana ma più pratici e funzionali. Le fibre naturali sono in particolare la canapa, che grazie alle proprietà termoregolanti in inverno mantiene il corpo caldo, in particolare in climi come quello italiano che non hanno inverni rigidi come altre parti del mondo, ed il cotone, impiegato in questo caso nelle sue versioni più spesse e pesanti, come cotone felpato, caldo cotone, fustagno, velluto e ciniglia."

frabarenghi
frabarenghi

Ci sono già marchi (devo dire che fanno anche cose belle) approvati vegan, di abbigliamento e scarpe; più che altro ho in mente scarpe e accessori. Per quanto riguarda la seta mi viene in mente che, se è vero che per avere il filo intero è necessario uccidere il baco, dalla schiusa dal bozzolo (sfarfallamento, quindi vivo) si ha comunque seta, non filabile ma comunque utilizzabile; Jacopo Fo racconta di aver ricevuto in regalo da bambino una trapunta realizzata così, che ovviamente era caldissima. Sul cotone occhio però, perché a quanto pare stanno emergendo criticità ecologiche sulla sua coltivazione!

gretagolia_granitas
gretagolia_granitas

Per rispondere un po' a tutti credo che un'altra cosa da prendere in considerazione è l'acquisto di cose usate, comprare ai mercatini dell'usato o fare swap e baratti. Per consumare cose che sono già state prodotte , usate, ma che potrebbero avere ancora degna vita.

frency1972
frency1972

grazie :) Ora vado a leggermelo.

fuochistaverde
fuochistaverde

bisognerebbe prendere esempio dagli indiani, il pelo di un bisonte se lo tenevano per generazioni, forse qualche piccolo allevatore ha un pò a cuore le sue pecore..

rosresto
rosresto

Naturale e termoregolatore è il tessuto fatto in fibra di bamboo per esempio, molto utilizzato per l'abbigliamento dei bimbi. Anche:

rossisara98
rossisara98

Ciao Frency, io sinceramente non mi porrei nemmeno il problema della lana. Penso di non avere nemmeno un maglione di lana nel mio armadio e io sono una super freddolosa!!! I maglioni di lana oggi come oggi per comprarli te li devi andare veramente a cercare ... ormai si usano altri prodotti sintetici che fanno lo stesso effetto della lana, belli, alla moda comunque. Ci sono prodotti sintetici buoni e altri cattivi, ma dopo tutto come ogni altra cosa :)

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