Un pezzo di pane sempre in tasca ed un sorriso per i bisognosi


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don_chisciotte don_chisciotte, 07/01/2014 — Oramai e' prassi quotidiana incontrare per strada un bisognoso che chiede l'elemosina (ed anche piu' di uno al giorno purtroppo). Le persone bisognose che chiedono elemosina sono talmente tante che oramai non ci facciamo quasi piu' caso e questa non e' una bella cosa; anche perche' dovremmo pensare che potrebbe capitare a noi un giorno di diventare poveri. Io propongo di non elargire denaro ma cibo e vestiario.

Ognuno di noi puo' portare con se nella borsa/zaino/tasca un "pezzo di pane" (per esempio uno o due pacchetti di crackers, una fetta di torta che ci e' avanzata dal giorno prima, un pacco di pasta che sta scadendo e che probabilmente getteremo presto nella pattumiera etc etc e lasciare nel bagagliaio dei capi di abbigliamento ormai inutilizzati da donare all'occorrenza (io mi sono organizzato con uno scatolone in macchina dove metto del cibo e qualche vestito).

In questo modo abbiamo la certezza di aver veramente aiutato la persona bisognosa, mentre l'euro che doniamo non sappiamo come verra' utilizzato (sigarette, alcolici, droga, racket d'elemosina). Inoltre ricordiamoci che queste persone a volte piu' che di una monetina hanno bisogno di un sorriso, di scambiare due parole, non ignoriamole anche se siamo presi dal nostro tran tran quotidiano. Quando andiamo a fare la spesa rinunciamo a qualcosa per noi ed acquistiamo qualcosa per loro. Non dico di sostituirci alle associazioni gia' presenti sul territorio ma facciamoci trovare pronti quando un bisognoso incrocia il nostro cammino...sempre!

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Ho trovato in rete questa lettera scritta da Claudia Sarritzu al sindaco di Como che, come molti di voi sapranno, qualche giorno fa (poco prima delle festività natalizie) ha emesso un'ordinanza che, per 45 giorni, vieta non solo ai mendicanti di fare l'elemosina ma alle associazioni di volontari di fornire loro cibo o altri mezzi di prima necessità. Tutto ciò per questioni di decoro cittadino, principalmente per tutelare l'immagine della città durante le feste natalizie, dato il maggior afflusso di turisti in città per motivi di svago e soprattutto di shopping. ‎ ‎

Caro sindaco, Mario Landriscina, mi rivolgo a lei dopo la sua ordinanza che vieta ai volontari di offrire la colazione ai senza dimora della città. La motivazione di tale assurdo provvedimento recita così: per la "tutela della vivibilità e del decoro del centro urbano".

Da alcuni giorni questa notizia fa il giro del web e in tutta Italia si è scatenata l'indignazione, forse anche per il tempismo in cui è uscita: a pochi giorni da Natale.

Mi rivolgo a lei da atea, senza alcun moralismo o buonismo. Per lei questa festa cosa è? Solidarietà, accoglienza degli ultimi o consumismo? 

Vede, lasciando in pace la religione, credo che la cultura cristiana abbia insegnato a credenti e non credenti alcuni valori che prescindono dalla fede. In quel fare la carità c'è molto di più delle monetine lanciate dentro un bicchiere, con fare distratto per lavarci la coscienza: c'è la cura del prossimo che vive un momento di difficoltà ed emarginazione dalla società. C'è la compassione, la pietà e l'amore, la comprensione, l'ascolto. In una parola: la solidarietà appunto. 

Il simbolo del Natale è dato proprio da quella famiglia, sacra per alcuni ma credo ‎un esempio per tutti, che si ritrova rifiutata in terra straniera e costretta a dare al mondo un figlio in una mangiatoia. Erano senza dimora anche Maria e Giuseppe. Lei sta negando anche a loro una tazza di latte.

Il Natale siamo noi, lo facciamo noi con le nostre buone azioni. Lo fa ogni giorno questo Papa, insieme a tanti sacerdoti di buona volontà, lo fanno tanti medici in luoghi di dolore e conflitto anche se non credenti. 

Ciò che indigna è che intorno a lei molti devono pensarla allo stesso modo: per lei il clima natalizio sono le luminarie nelle strade tirate a lucido e le stelle di Natale all'ingresso dei negozi affollati, qualche ragazzetto sfruttato travestito da Babbo Natale che distribuisce volantini. Nessun parente o amico, o collega gli ha chiesto di sbrinare il suo cuore e ritirare un provvedimento così disumano? 

Oggi torno su questa vicenda perché sono giorni che non riesco a credere a quanto egoismo muove gran parte di noi. Un tempo forse ci salvava l'ipocrisia, il senso di colpa. Oggi la cattiveria sembra sdoganata e sbandierata con orgoglio.

Negare cibo e acqua ai senzatetto è malvagità. Attendo un suo passo indietro insieme a migliaia di italiani che hanno un briciolo di umanità e che in queste ore si stanno vergognando della città di Como.  ‎ globalist.it

don_chisciotte
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A tanta enfasi attribuita dalle societa' tradizionali ai legami sociali corrisponde un'uguale e opposta enfasi sull'individuo da parte delle societa' moderne, soprattutto negli Stati Uniti: non solo noi permettiamo, ma addirittura incoraggiamo i singoli a sgomitare per affermarsi a spese degli altri. In molte delle nostre transazioni commerciali puntiamo a massimizzare il nostro profitto senza porci il minimo problema per i sentimenti della persona a cui, seduta dall'altra parte del tavolo, siamo riusciti ad infliggere una perdita. Persino i giochi organizzati per bambini in America sono in genere gare dove si vince o si perde. Non cosi pero' nelle societa' tradizionali della Nuova Guinea, dove il punto del gioco sta semmai nella collaborazione. L'antropologa Jane Goodale ha per esempio osservato un gruppo di bambini kaulong della Nuova Britannia a cui era stato offerto un casco di banane contenente un frutto per ciascuno. I bambini si sono messi a giocare, ma anziche' fare una gara dove in palio c'era la banana piu' grossa, ogni bambino tagliava la propria in due meta' uguali, ne mangiava una e offriva l'altra a un altro bambino, ricevendo in cambio la sua mezza banana. Il passo successivo era tagliare questa meta' in due parti uguali, mangiarne uno e offrire l'altro quarto a un altro bambino ancora, ricevendone in cambio il rispettivo quarto non mangiato. Il gioco proseguiva cosi' per quattro o cinque giri, mentre il pezzo superstite di banana veniva diviso in due ottavi uguali, in due sedicesimi e alla fine ogni bambino mangiava il boccone corrispondente a un trentaduesimo di banana di un altro bambino ancora. Un rituale grazie al quale tutti imparavano a condividere, anziche' cercare vantaggio per se stessi. Fonte (Jared Diamond - Il mondo fino a ieri)

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Quando i missionari occidentali con figli cresciuti in Nuova Guinea tornano in Australia o negli Stati Uniti, o quando rimandano i figli in Australia o negli Stati Uniti per studiare, questi ragazzi mi raccontano che da un lato il loro problema di adattamento principale e' gestire e dover adottare gli attegiamenti egoistici e individualistici dell'Occidente, e dall'altro dover dimenticare l'importanza di elementi come la condivisione e la collaborazione appresi fra i bambini guineiani. A volte arrivano persino a descrivere la vergogna che provano partecipando a giochi competitivi, oppure cercando di primeggiare a scuola o godendo di un'opportunita' o di un vantaggio che i loro compagni non hanno. Fonte (Jared Diamond - Il mondo fino a ieri)

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Copio ed incollo dal sito www.serr2014.it

Meno spreco alimentare, più cibo per tutti

Sta girando su Facebook e su Youtube da qualche giorno e ha tutta l’intenzione di diventare “virale”. Ma in questo caso c’è da augurarsi che si diffonda al più presto. Si tratta del cartone animato creato e diffuso per promuovere il progetto “One Human Family, Food for All”: una campagna nazionale di sensibilizzazione promossa dalla Caritas, dagli organismi, dalle associazioni e dai movimenti cattolici.

youtube.com

Il video di circa un minuto, è basato su un’antica storia sulla fame e sulla condivisione.

Un solo pentolone di zuppa sull’orlo di un baratro, sei bocche da sfamare e lunghi cucchiai. Un’allegoria che trasmette un messaggio chiaro: se si pensa solo a nutrire se stessi, tutto il mondo soffrirà la fame. Se invece ci si concentra sulla fame di chi ci è accanto, allora si scoprirà che è un modo per sfamare tutti esiste.

Il senso della campagna è quello di cercare di infondere l’idea che un vero cambiamento nel modello di sviluppo, a partire dallo stile di vita di ciascuno per finire con un serio impegno politico, possa realizzare un obiettivo grande e fondamentale e cioè che tutti abbiano accesso a un cibo sano, nutriente e giusto. Un cibo prodotto secondo criteri di sostenibilità ambientale, di biodiversità, di rispetto per le colture e per l’ambiente, contro un sistema che non fa invece che generare sprechi e scontri tra le civiltà.

L’aspetto centrale di questa operazione è quindi l’elemento educativo e tre sono i temi su cui si incentra: cibo giusto per tutti, una finanza al servizio dell’uomo e relazioni di pace.

La Caritas intende formulare un progetto di legge sul diritto al cibo, perché ritiene che in molti paesi questo sia totalmente assente o non esista ancora completamente e invita fortemente le organizzazioni membri sparse in 164 Paesi, non solo a prendere parte alla campagna, ma anche a esortare i rispettivi governi ad affrontare le questioni legate alla fame. Questi obiettivi per esempio potrebbero includere i rifiuti alimentari, la riduzione dello spreco del cibo, la promozione dell’orticoltura.

L’evento di lancio della campagna “Una sola famiglia umana, cibo per tutti: è compito nostro” si è svolto a Roma il 28 febbraio presso la Domus Pacis. Il cartone animato è stato commissionato alla “Eallin motion art”, una compagnia di Praga, Repubblica Ceca.

E’ un video forte, grazie anche alla potente colonna sonora (BANG) che ha il merito e il compito di coinvolgere il più possibile le persone e di fare riflettere sulle responsabilità individuali di ciascuno di noi.

don_chisciotte
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Ricevo ed inoltro: IN ITALIA, IN QUESTI ANNI DI CRISI, C’È UNA COSA CHE CONTINUA A CRESCERE: LA POVERTÀ.

Tra il 2007 e il 2013, il numero di italiani che vivono sotto la soglia di povertà assoluta è più che raddoppiato. Il nostro Governo continua a non fare abbastanza, ma una soluzione ci sarebbe: si chiama REIS, Reddito d’Inclusione Sociale.

Grazie al REIS tutti avrebbero il sostegno economico e psicologico necessario per tornare sopra la soglia, a fronte di un impegno concreto in formazione professionale o nella ricerca di un lavoro: una misura di contrasto alla povertà assoluta, completa e non solo assistenziale, simile a quelle già presenti in tutta l’Europa dei 15**, fatta eccezione per la Grecia. E ovviamente, l’Italia.

Per chiedere al Governo l’inserimento del REIS nella Legge di Stabilità di fine 2014 serve l’impegno di tutti. A iniziare da una firma: la tua.

petizioni.actionaid.it!

don_chisciotte
don_chisciotte

Stamattina su 7 che mi sono venuti incontro, 5 hanno accettato. Quind non male come statistica....

shilagange
shilagange

Veramente io qualche volta ho provato ad offrire un panino, un frutto o parte di quello che stavo mangiando, oppure invitare al bar...ma mi hanno sempre detto di no, e allora ho smesso...credo bisogna distinguere tra senza tetto e racket delle elemosine...però forse i tempi sono cambiati, magari riproverò!

don_chisciotte
don_chisciotte

Mi fa piacere! Io oggi di pacchetti di crackers ne ho gia' distribuiti 5 a 3 persone...ed altrettanti sorrisi! Ciao!

gretagolia_granitas
gretagolia_granitas

Anche io non sono sempre propensa a dare dei soldi, ma non avevo mai pensato che avere del pane o dei cracker in tasca fosse un'ottima soluzione, la adotterò sicuramente. Grazie per il suggerimento.

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