Se posso permettermi, vorrei commentare questa Buona Pratica ma interpretandola in un altro senso. Infatti, quando lessi per la prima volta il titolo "non generare rifiuti" interpretai la parola "rifiuto" nel senso di scarto, immondizia e quindi pensavo si trattasse di un consiglio per uno stile di vita a "rifiuti zero". Pertanto il titolo di questa Buona Pratica e' un ottimo consiglio anche dal punto di vista ecologico. Penso che su Contiamoci questa interpretazione alternativa mi sia concessa (e che Granitas sara' d'accordo). La mia riflessione e' molto semplice: quando ci rechiamo in un negozio, in un supermercato, in un centro commerciale, etc proviamo a ricordare quei rifiuti che abbiamo visto abbandonati per strada, nei fossati, nei campi, nei mari, nei fiumi, nelle discariche abusive ma anche semplicemente nel nostro secchio della spazzatura. Di conseguenza proviamo a pensare che tutto cio' che vediamo nuovo e fiammante nei negozi, presto o tardi (ma ultimamente purtroppo e' "sempre piu' presto") si trasformera' in rifiuto. E pertanto, se non compreremo cose superflue, non genereremo rifiuti. Infatti i rifiuti e' meglio non generarli che smaltirli, differenziarli e lasciare che inquinino la nostra vita. E questa ultima frase e' valida anche per il tema originario di questa Buona Pratica, basta confrontarla con quanto Granitas scrive:"...allora stai generando un rifiuto e questo appesantisce l'energia e il sistema in cui viviamo".
Scusatemi, non so se risponderà qualcuno ma faccio comunque la domanda: in effetti, come dice l'amico Utente è difficile riuscire a non dire mai no (anzi oggi, veniamo quasi incentivati a dire qualche no, tanto che in libreria sempre di più fioccano manuali del tipo "Imparare a dire no", "l'importanza dei no" ecc., ma forse si tratta anche, o solo, di una maniera per "sdoganare" gli egoismi della nostra società), ma qual è il modo (se esiste) per capire quando dire no, quando NoN dire no, quando dire ni? Voi lo sapete o proprio non dite mai no? Se davvero ogni nostro No genera un "rifiuto" (che è una parola pesante) non è un fatto da prendere alla leggera... o no?
L'unica regola che io ho appreso con l'esperienza è che quando dobbiamo dire un qualsiasi NO dobbiamo esserne ben convinti, altrimenti, oltre a dei rifiuti, generiamo anche dei rimorsi e dei rimpianti.
ciao Emi 3ooo (scusa vedo solo ora che non ti ho ringraziato per la tua risposta): hai ragione, quello che dici è molto vero, grazie ancora, ciao.
Ciao Irene, anche se un po' in ritardo ti mando la mia risposta. Se il NO esiste un motivo ci sara'.... Come c'e' il giorno e la notte, il dolce e l'amaro, il caldo e il freddo, il bene e il male, c'e' anche il SI e il NO. Non si puo' prescindere dal NO perche' esiste e perche' fin da piccoli abbiamo imparato a sentirci dire "NO! Non fare questo! NO! Non fare quello! Questo NO!" Come si fa a vivere senza NO? Io non potrei vivere senza dire NO ne tantomento senza sentirmi dire NO. Se togli il NO dalla tua vita ne sentirai la mancanza. Tutto sta a sapere quando e come devi dirlo devi dirlo e come reagire quando lo ricevi, che e' poi la domanda che facevi tu. Ma non c'e' una risposta che valga per tutte, e' impossibile trovarla. L'unica cosa che posso dire con certezza e' che NO, il NO non si puo' eliminare. (Attenzione che parlo del NO in senso stretto e non del "negare aiuto" causato da egoismo, etc)
Grazie anche a te, Don, per la risposta; in effetti, ripensandoci, la "ricetta" che cercavo io più che altro sarebbe la formula magica per fare le scelte "giuste" ma questa semplicemente... non esiste! Speriamo almeno di fare "in modo giusto" ogni scelta a prescindere dal risultato! Per quanto riguarda il ricevere il No, quello personalmente non mi preoccupa molto perchè, da perfetta pessimista, parto già con l'idea di sentire ancora tanti bei No e quindi casomai mi stupisco se sento un Sì... (ma forse davvero un mondo di soli Sì sarebbe un po' noioso...) Ciao!!