"Possiamo forse conoscere qual è l'arte che migliora l'uomo stesso, se non sappiamo chi siamo? Se conosceremo noi stessi, conosceremo forse la cura che dobbiamo prenderci di noi, se no, non la conosceremo mai". "Conoscere se stessi rende liberi, mentre la condizione opposta e' quella degli schiavi". (Socrate)
Ciao, dici bene qui "perdendoci il contatto con noi stessi e con le persone" e mi chiedevo se per noi adulti (quindi nella relazione adulto-adulto, non adulto-figlio o allievo) c'è modo di recuperarla questa connessione sincera o è pressoché impossibile, nel senso che o c'è già o non c'è (e quindi appunto si cerca di insegnarla giustamente ai più giovani perchè i meno giovani ormai sono già persi nella centrifuga della 'vita moderna' o comunque del 'dover essere qualcosa di definito')? Perché io noto sempre di più una mancanza di attenzione all'altro, trasversale e in ogni luogo (reale, in rete, ovunque), sono rarissimi i casi di una vera connessione, sto cominciando davvero a parlare con le piante e i gatti... forse perché piante a animali sono 'nudi' cioè non hanno sovrastrutture da 'difendere' mentre noi, quando ci incontriamo mandiamo avanti quello che siamo esteriormente, o dobbiamo essere, ma la parte viva di noi in realtà si sta parlando da parecchi metri di distanza, e quindi è ovvio che la comunicazione è difficile. Cioè, nei tuoi corsi o dei tuoi colleghi hai visto miglioramenti anche di persone adulte, relativamente alla connessione empatica?
Ciao Irene70, l'empatia è una delle qualità innate dell'uomo e fondamentalmente tutti, a qualsiasi età, possiamo farci ritorno, imparare a coltivarla e raccoglierne i frutti. Certo è che un seme, se non viene innaffiato e curato, non dà frutti. Allo stesso modo, innaffiando semi diversi (egoismo, autoaffermazione, arrivismo...), si raccoglieranno altri frutti... Nei corsi che tengo e che frequento ho visto eccome dei cambiamenti anche negli adulti rispetto alla presenza, all'empatia, alla capacità di ascolto e di mettersi nei panni degli altri ... Il passo successivo all'empatia (che è la capacità di comprendere e sentire come si sente l'altro) è la compassione: cogliere la sofferenza dell'altro e attivarsi per alleviarla, anche senza "fare" nulla, semplicemente offrendo la propria PRESENZA, l'ascolto profondo che permette all'altro di fare chiarezza a se stesso... Presso l'associazione Rigpa Torino (rigpa.it) esistono anche corsi di accompagnamento empatico alla fine della vita basati sugli stessi principi di ascolto empatico. Tra gruppi di colleghi che hanno fatto insieme certi percorsi di consapevolezza possono accadere dei veri e propri miracoli, come vediamo nel video "Happy teachers will change the world" (youtube.com).
Io sono in una realtà lavorativa normale, in una scuola primaria della cintura di Torino, con colleghi ordinari. Non ho aspettative da loro, cerco di osservare me stessa nel mio relazionarmi, e mi sono impegnata ad innaffiare comunque i loro semi di felicità...ammetto di ricevere più soddisfazioni dai miei alunni che dai miei colleghi, ma queste sono solo mie aspettative. Coltivare la consapevolezza significa accettare senza recriminare tutto ciò che si presenta, riconoscendone l'insegnamento che possiamo trarne!
Ti ringrazio molto per la tua risposta, Grazia, molto interessante (e avevo proprio bisogno di poter sperare un po' in meglio in effetti)! Grazie ancora e buon lavoro per la tua bella attività.