“Sindrome metabolica”
Trama
La Sindrome metabolicanon è una malattia, ma un campanello d'allarme che comincia a suonare per la salute cardiovascolare: può implicare malattie cardiovascolari, danni alle arterie coronarie e diabete. I soggetti più a rischio sono gli obesi e i sovrappeso. Affrontare il problema alla radice con consapevolezza significa contrastare la sindrome metabolica a monte lavorando fattivamente sui temi cibo-peso-obesità.
Biografia
Florio Cocchi è medico di base a Genova. Specialista in Scienza dell’Alimentazione; in omeopatia classica unicista; medico del gruppo “Ciboèsalute” che, partendo dalle ricerche della dott.ssa Kousmine, studia e convalida i più recenti studi per una corretta alimentazione.
Edito da Terra Nuova Edizioni
Codice ISBN: 9788866810667
Alimentazione come prima medicina
“Naturalmente, ci devo provare”. Ho letto gli studi, so dei benefici, ho conosciuto Berrino, studiato Seignalet e ascoltato Sergio, quel Sergio Chiesa di cui tutti mi parlano. “Sono pazzi”, penso; tutte quelle verdure, tutte quelle fibre e quei legumi, la mia pancia scoppierà. E sì che io non mangio male, sono un esperto, so bilanciare proteine e lipidi con i carboidrati.
Mi guardo intorno e scambio l’attenzione al cibo per patologica. Sono tutti “ortoressici” in questo posto. Aver studiato psicologia clinica mi aiuta. “No” mi dice Sara, “sono malati”. Queste indicazioni alimentari sono seguite per aiutare malati con patologie croniche degenerative. “Ma l’attenzione all’alimentazione dovrebbe essere un’attenzione per tutti , per noi e per quelli a cui vogliamo bene “ mi dice sempre Sara. Così io, SANO, ho cominciato a frullare semi di lino, a mangiare insalata prima dei pasti, cereali integrali e a sostituire sempre più spesso le proteine animali con i legumi.
Ho sempre fatto attività sportiva, ma ora è una cura. Ora mi accorgo che la faccio con più energia. Solo raramente, ora, soffro di gastrite , quando mi sento forte e mangio il cibo “comodo” . Chiamo così il cibo per cui non bisogna pensare, quello tanto per buttar giù qualcosa, in piedi, in un bar. L’errore è avere fame e non aver programmato un cibo “buono”; l’errore è non prenderci cura di noi stessi.
Ora la mia unica paura è che magari, vuoi perché posso apparire antipatico o perché il paziente che ho davanti non è pronto, chi si rivolge a me non comprenda la necessità del cambiamento culturale ed alimentare e perda questa occasione.
La prova si ha guardando il corpo, ascoltando i suoi messaggi e sentendo gli impulsi della nostra mente. La fatica dell’impegno si trasforma in salute che avevamo dimenticato di poterci permettere.